mercoledì 30 novembre 2016

Step 8 - La saggezza popolare

E' pur vero che man mano che la nostra storia procede diveniamo sempre più tecnologicamente avanzati e razionali. Tendiamo a trovare le motivazioni scientifiche ad ogni aspetto della vita ma non possiamo scordare o sminuire l'importanza che hanno avuto, e tutt'ora ancora possiedono, le consuetudini, le tradizioni e le credenze popolari. Sono parte del nostro passato e di conseguenza della nostra storia.

Il verde è da sempre un colore che ha una doppia valenza sia positiva che negativa. A seconda del periodo storico viene preferito un significato simbolico ad un altro. Tendenzialmente si può dire che nel passato questo colore fosse visto secondo un filtro sfavorevole mentre in tempi più recenti, ma soprattutto oggigiorno, è un colore dalla connotazione prettamente favorevole.

L'ambiguità che si denota la si deve alla simbologia del verde che è sempre stata legata all'idea dell'instabilità. Il verde incarna la mutevolezza delle cose; per questo è spesso protagonista di significati contrastanti, essendo libero d'essere interpretato secondo la mentalità di una società che nel tempo varia e si evolve.

Nel Medioevo il verde veniva associato, in funzione di questa variabilità, alle figure più mutevoli come quelle dei giovani, degli innamorati. Nell'ottocento l'incertezza che trasmette il verde viene riportata là dove nulla è sicuro: il gioco d'azzardo. Le tavole delle sale da gioco infatti ripropongono tessuti verdi e non c'è di che stupirsi se all'avvento delle banconote sia stato affiancato questo colore. D'altra parte la finanza è essa stessa un mondo in cui non esiste una solida sicurezza. 

Per quanto ci siano periodi meglio definiti da superstizioni, non si può comunque specificare una transizione netta nei secoli tra le due visioni opposte del verde. Ci sono state epoche in cui il verde ha assunto un chiaro riferimento alla fortuna o alla sventura.

Il verde smeraldo era nell'Egitto il colore simbolo dello scarabeo che a sua volta voleva significare vita, creatività, virilità e rinnovamento.
A prova della costante attenzione che poniamo alle credenze del passato, che si potrebbero pensare essere oramai più che distanti dalla nostra vita, si noti come gli scarabei sono spesso riportati come ciondoli per bracciali e vengano indossati come portafortuna.

Nel mondo moderno, nonostante vi sia una grande rivalutazione del verde, persiste in alcuni campi l'idea che introdurre questa tinta sia un chiaro segno di malasorte. Nei teatri in Francia è assolutamente sconsigliato vestirsi di verde; si rimanda all'aneddoto secondo il quale lo stesso Molière morì indossando quel colore. E' strano però notare come una tale credenza popolare sia in vigore solo lì mentre nel nostro paese valga un discorso simile ma nei confronti del viola. Nel campo dell'editoria difficilmente si dà il verde come colore di copertina poichè sembra che sia una tinta che non favorisca la vendita.

Ai giorni nostri, il verde ha ormai preso il suo posto nell'immaginario comune della pulizia, dell'ordine e della natura. Aggiungere l'aggettivo verde ad un sostantivo contribuisce ad elevarlo immediatamente a qualcosa di positivo. Verde è l'ecologia, l'interesse ad un pianeta curato, pulito e in buona armonia.

Il verde degli smeraldi si dice avere un grande potere positivo. Il solo guardarlo dovrebbe portare benessere agli occhi e le pietre in sè sono una sorta di "portafortuna", ma sarebbe meglio dire che sono invece oggetti incoraggianti perchè possono convincerci ad affrontare le nostre paure e le difficoltà che ci bloccano nella vita di tutti i giorni. Nella credenza popolare erano invece visti come potenti amuleti per proteggersi da incantesimi e sortilegi.


Proverbi e detti popolari:
-"Chi di verde si veste, di sua beltà si fida."
-"Sotto il verde ogni bellezza perde."
-"Il verde non piace nemmeno nelle tasche."
-"L'erba del vicino è sempre più verde."
-"La speranza è sempre verde."
-"Legna verde fa sempre fumo."



BIBLIOGRAFIA:
-M. PASTOUREAU, D. SIMONNET, Il piccolo libro dei colori, Milano: Adriano Salani Editore, 2006

SITOGRAFIA:

Nessun commento:

Posta un commento